lunedì 5 giugno 2017

Recensione "L'Avversario" di Emmanuel Carrère

Ho pensato che scrivere questa storia non poteva essere altro che un crimine o una preghiera.

Buongiorno a tutti! Oggi torna la rubrica delle Small Reviews, ed è il turno di un romanzo-verità, un thriller scritto sapientemente da Emmanuel Carrère. Racconta una vicenda reale ed inquietante analizzata nei minimi dettagli, come solo uno scrittore di calibro è capace di fare.


VOTO: 9.5/10

Il 9 gennaio 1993 Jean-Claude Romand ha ucciso la moglie, i figli e i genitori, poi ha tentato di suicidarsi, ma invano. L'inchiesta ha rivelato che non era affatto un medico come sosteneva e, cosa ancor più difficile da credere, che non era nient'altro. Da diciott'anni mentiva, e quella menzogna non nascondeva assolutamente nulla. Sul punto di essere scoperto, ha preferito sopprimere le persone il cui sguardo non sarebbe riuscito a sopportare. È stato condannato all'ergastolo. Sono entrato in contatto con lui e ho assistito al processo. Ho cercato di raccontare con precisione, giorno per giorno, quella vita di solitudine, di impostura e di assenza. Di immaginare che cosa passasse per la testa di quell'uomo durante le lunghe ore vuote, senza progetti e senza testimoni, che tutti presumevano trascorresse al lavoro, e che trascorreva invece nel parcheggio di un'autostrada o nei boschi del Giura.

RECENSIONE

Può un uomo mentire per 18 anni, anche a se stesso?
Può una persona perseverare nella menzogna, cadendo nella trappola dell'Avversario?
Può un umano commettere uno dei più atroci crimini, senza sentirne il peso del rimorso? 



Carrère s'improvvisa scrittore e giornalista, in un libro-verità che ci racconta un fatto raccapricciante della cronaca nera francese.
Il 9 gennaio 1993, Jean-Claude Romand, dottore fasullo e bugiardo patentato, ha sterminato tutta la sua famiglia, perché sul punto di essere scoperto.
Carrère indaga non solo sul caso, ma anche nell'infanzia, adolescenza, e giovinezza del killer, diventando un narratore onnisciente, che tutto vede e tutto capisce.
Lo scrittore cerca, soprattutto, di capire "che cosa, in un'esperienza umana tanto estrema, lo abbia così profondamente turbato, e turbi, credo, ciascuno di noi."

Se ero diventato scrittore, era per scrivere quel libro. Cominciavo a sentirmi vivo.

Il mio voto è 9.5/10!
E' stato senza dubbio un viaggio impegnativo e psicologico che mi ha portata a chiudere il libro completamente soddisfatta. Quindi lo consiglio! 



 E voi, lo avete letto? Vi è piaciuto tanto quanto a me?
Lasciate un commento!

Un abbraccio e alla prossima recensione!

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